|
Palazzo di Westminster, sede di entrambe le camere del Parlamento del Regno Unito
|
|
Rosario Pesce
|
|
L’esito delle elezioni nel Regno Unito, con la vittoria dei Conservatori favorevoli all’uscita del Paese dall’Unione Europea, segna un discrimine non solo nella storia di quella nazione, ma della stessa Europa.
Gli esiti erano scontati, se si analizza la storia di un popolo, come quello britannico, sempre molto fiero ed orgoglioso del proprio passato di potenza coloniale ed imperiale.
D’altronde, si sa bene che i rapporti fra il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America sono molto stretti, per cui l’uscita del Regno Unito dall’Europa rafforza vieppiù l’asse atlantico fra la vecchia madrepatria e la colonia di un tempo.
Ed, allora, la domanda sorge spontanea: un’Europa, priva del Regno Unito e costruita solo sull’asse franco-tedesco, è condannata a morire nel giro di qualche anno?
È ovvio che l’uscita britannica pone problemi di natura geo-politica molto rilevanti.
Costruire un’Europa in assenza del mondo britannico è un esercizio minore, che può finanche essere controproducente.
Ridurre l’Europa al mero giardino di Berlino e di Parigi diventa operazione pericolosa per tutto il Sud del continente, che rischia di essere ridotto a dimensione marginale negli equilibri di due potenze – come, appunto, Germania e Francia – che in termini di crescita delle proprie economie guardano verso il Mare del Nord e la nuova Europa orientale, ormai pienamente assimilata alle modalità produttive del capitalismo dopo l’uscita dall’area di influenza della Russia comunista, all’indomani della caduta dei regimi del Socialismo reale.
E, quindi, che fine faranno Madrid, Roma ed Atene?
Potranno continuare a crogiolarsi nel ricordo nostalgico di un passato glorioso, che le ha viste padroni del mondo in epoche diverse, oppure dal Meridione dell’Europa potrà nascere un moto di riscatto, che finalmente determinerà un nuovo protagonismo ad opera dei Paesi mediterranei?
Oggi, di fatto già ci sono due distinti continenti, da cui il Regno Unito è fuggito per timore di impoverirsi, ma fra un ventennio quale sarà lo scenario che presenterà l’Europa?
Sarebbe giusto ed opportuno promuovere una riflessione vera e proficua sui destini economici dell’Europa, se non si vuole che una parte importante della stessa diventi la mera appendice settentrionale dell’Africa.
Ne saranno capaci le nostre classi dirigenti?
|
|