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Rosario Pesce
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È evidente che l’esito delle elezioni in Umbria disegna uno scenario politico molto netto ed inequivocabile.
Le forze di Governo, PD e 5S, non raccolgono insieme i consensi che prende da sola la Lega, a dimostrazione del fatto che nel nostro Paese, in questo momento storico, c’è un consenso obiettivo verso il partito di Salvini, che è in grado di trascinare l’intero Centro-Destra ben oltre il 50%.
Si dirà che il voto in Umbria è stato condizionato da vicende locali o che il campione numerico di elettori, che sono andati alle urne, è molto ridotto.
Ma, tali obiezioni sono deboli rispetto ad un dato generale che, invece, si può percepire in modo nitido: gli Italiani hanno gradito poco o nulla l’operazione parlamentare, che nel mese di agosto ha consentito la nascita del nuovo Governo Conte.
Peraltro, molti sono i punti di distanza fra l’azione del Dicastero ed il sentimento della pubblica opinione.
Aver impedito, come ha fatto il Governo, la crescita dell’aliquota Iva con l’imposizione di nuovi micro-tributi certo non ha aiutato Conte a crescere nei sondaggi, così come il reddito di cittadinanza, che pure era stato il cavallo di battaglia dei Grillini nel 2018, si sta dimostrando inadeguato a fronteggiare una condizione sociale molto complessa e, peraltro, nella sua applicazione concreta presenta delle problematiche di non poco conto, sia nella fase dell’erogazione che in quella del controllo della spesa.
Ed, allora, nel giro di pochi mesi tutte le regioni italiane, che devono ancora andare al voto, diventeranno preda di Salvini e di quanti sono al suo fianco?
È evidente che un’eventuale nuova sconfitta delle forze del Governo, in occasione del voto emiliano del prossimo mese di gennaio, determinerebbe il crollo del Dicastero attuale, perché il voto in Emilia, vista l’importanza economica ed il numero degli elettori di quella regione, sarebbe la prova inconfutabile del distacco ineluttabile fra le aule parlamentari ed il sentimento popolare.
Ed, allora, ci dobbiamo preparare a nuove elezioni politiche ovvero alla nascita di un Governo non più presieduto da Conte, anche se retto della medesima base parlamentare?
Entrambe le ipotesi sarebbero frutto della disperazione del Centro-Sinistra, il cui consenso nel Paese diviene sempre minore.
Forse, sarebbe necessario che il PD inizi a svincolarsi dai 5S e che, almeno in termini plastici, si liberi da un abbraccio che non fa crescere il partito di Zingaretti e che, a breve, determinerà la scomparsa progressiva dei 5 Stelle?
Certo è che, se non emergono situazioni e leadership nuove, l’Italia si andrà a consegnare nei prossimi diciotto mesi ad un populismo che metterà seriamente in pericolo la collocazione del Paese nel contesto di relazioni internazionali.
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