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Rosario Pesce
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Il rapporto fra la società e le istituzioni, nel mondo di oggi, è uno dei tasti dolenti delle moderne democrazie, visto che non sempre lo scopo ultimo dei sistemi democratici – l’inclusione – viene realizzata in modo concreto e definitivo.
La mancata inclusione, pertanto, di fette importanti di società determina - ineluttabilmente - un allontanamento fra cittadini e Stato.
Lungo questo punto di crisi non può che germogliare il cattivo seme del populismo, della demagogia e di spinte verso l’autoritarismo, che certo non fanno bene ed inquietano non poco.
Peraltro, negli ultimi decenni il sentimento della partecipazione è venuto meno.
I cittadini si tengono ben lontano dalla politica, che considerano un’attività per professionisti e per ricercatori ansiosi di poltrone, per cui il populismo non può che crescere ulteriormente in ambienti sociali che non hanno alcuna possibilità, altrimenti, di rappresentare i propri bisogni.
Inoltre, non sempre è chiaro a tutti il margine, la linea di demarcazione fra ciò che è legale e ciò che non lo è, per cui la demagogia può spingere a far vedere come legittimo ciò che, invece, non lo è affatto e questo è, indubbiamente, un ulteriore fattore che inquina il rapporto fra le istituzioni ed i cittadini.
La democrazia, quindi, vive agli inizi del nuovo millennio una fase particolare del proprio sviluppo, anche perché esiste una moda diffusa - che crea ulteriore ambiguità - che spinge i cittadini a reclamare sempre più forme di democrazia diretta - finanche - in quei Paesi dell’Occidente dove le Costituzioni prevedono, invece, un sistema di democrazia parlamentare e rappresentativa.
L’uscita – o il tentativo di uscita dal parlamentarismo – non è certo elemento da sottovalutare, visto che la moderna tecnologia digitale consente di creare un artefatto sistema di democrazia diretta, che si presta a molte strumentalizzazioni ed usi distorti da parte di chi, professando sentimenti democratici, agisce in senso diametralmente opposto.
Ed, allora, cosa fare?
Non si può che difendere la democrazia attuale, così come la stessa ci è stata trasmessa dai nostri padri e nonni, perché qualsiasi fuoriuscita dalla stessa potrebbe configurare miglioramenti, ma anche sensibili peggioramenti della qualità del vivere civile.
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