|
da: https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_dell%27Irpinia_del_1980
|
|
Rosario Pesce
|
|
Il sisma dell’Irpinia del 1980 segnò, più di altri, una vera e propria svolta nella storia del nostro Paese, non solo per le dimensioni e per i numeri dei morti e feriti, che esso produsse a cavallo di Campania e Lucania.
Infatti, a seguito di quell’evento tragico nacque, in Italia, per davvero la cultura della prevenzione, che poi ha dato vita a tutti gli sforzi istituzionali tesi alla nascita di una moderna ed efficiente Protezione Civile.
Molti furono i disagi che vissero le popolazioni meridionali in quei giorni frenetici dopo il 23 novembre 1980.
Molti furono gli errori commessi, che il Presidente Pertini mise in evidenza in modo lucido, ma molti furono anche gli atti di eroismo di quanti per giorni interi, a mani nude, continuarono a scavare fra le macerie alla ricerca degli amici e dei parenti scomparsi.
Fu una pagina di storia, i cui effetti si sono riverberati per anni, visto che il tema della ricostruzione non fu solo affrontato dalla classe dirigente locale, ma dall’intero ceto politico nazionale: ingenti furono i costi a carico della comunità nazionale, ma i risultati sono stati percepiti nel tempo.
Peraltro, in quelle settimane successive all’evento sismico l’Italia scoprì di essere, compiutamente, un’unica nazione, visto che da tutte le parti del Paese partirono interventi in favore delle popolazioni dell’Irpinia, del Sannio e della Lucania.
Certo, i morti si contarono a centinaia: intere famiglie sono scomparse sotto le macerie di paesi e villaggi, dove le costruzioni si dimostrarono fin troppo fragili di fronte ad un sisma, comunque, di portata storica.
Da quel momento in poi, si sono riviste le norme urbanistiche, per cui è nata l’idea di un nuovo rapporto fra l’ambiente ed il manufatto edile: si è avuta la concreta percezione che, se si costruisce laddove la natura non consente, ineluttabilmente si finisce per rimanerne vittima.
Inoltre, nel corso di questi anni, la medesima consapevolezza è nata anche rispetto ad altri rischi diversi da quello sismico, in primis quello idrogeologico, così che le sciagure prodottesi dopo il 1980 hanno determinato rivisitazioni importanti della nostra cultura nel campo dell’edilizia.
Non si può che auspicare che, essendo la storia maestra di vita, si continui lungo il percorso iniziato all’indomani del sisma dell’Irpinia, perché la legislazione, la tecnica e la cultura urbanistica possano garantire lo sviluppo nel pieno rispetto delle fragilità del sottosuolo della nostra penisola.
|
|