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La Campania fra Bacoli e Summonte

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lunedì, 13 agosto 2018 06:25

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da: https://ia.wikipedia.org/wiki/Summonte#/media/File:Panorama_Summonte(AV).jpg
Rosario Pesce
Bacoli e Summonte sono località campane, che insistono in due province diverse, Napoli ed Avellino rispettivamente, e che hanno un passato ed un presente molto differenti fra loro.
Bacoli – e, quindi, Cuma e Baia, che rientrano nel suo Comune – fu una delle prime colonie greche, venutasi a formare ai tempi della colonizzazione ellenica, ben sette secoli prima di Cristo, mentre Summonte, oggi amena località alle pendici del monte Partenio, respira la storia che è stata di tutta l’Irpinia: non ha conosciuto la colonizzazione greca, ma quella dei Romani che venne ad eradicare il dominio delle popolazioni italiche autoctone, gli Irpini appunto.
Oggi, entrambe le località vivono di turismo, anche se - forse - in termini economici il loro patrimonio culturale, artistico ed ambientale potrebbe fruttare ancora di più, come accade per la Campania, oltreché per il Paese intero, che potrebbero ricavare risorse molto più ingenti dalla vera industria del Sud, quella turistica.
Sia Bacoli, che Summonte sono, comunque, due eccellenze nel contesto del nostro Mezzogiorno, visto che l’ospitalità, che sono in grado di garantire, è davvero di buona qualità ed i costi sono modici rispetti ai servizi che vengono assicurati, in particolare nel campo della gastronomia, dove i due centri campani si esaltano con le loro saporitissime peculiarità a base di pesce e di carne.
Peraltro, entrambe le città sono facilmente raggiungibili: Bacoli è a pochissimi chilometri da Napoli, mentre Summonte dista pochi minuti di auto da Avellino, visto che sorge sulla strada che conduce al monastero di Montevergine.
Ma, quante Bacoli e Summonte, ancora non scoperte dal turismo di massa, esistono in Campania e nell’intero Mezzogiorno?
E quanti centri potrebbero essere restaurati e messi nelle condizioni di offrire un servizio di ospitalità pari a quello delle città che abbiamo citato?
È ineluttabile che bisogna crescere ancora molto.
O, forse, visto che le orde di turisti possono portare soldi, ma anche devastazione, è preferibile che questi centri, come altri, rimangano ancora fuori dai grandissimi flussi del turismo organizzato?
A volte, per crescere si può morire ed, allora, è meglio rimanere piccoli e belli?
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