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Rosario Pesce
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Il Giffoni Film Festival non è, certo, una novità del panorama culturale italiano, visto che tale manifestazione cresce da oltre venti anni, sempre con un contributo positivo da parte della critica.
L’idea originaria di mettere insieme dei bambini di varia età per visionare dei film e procedere, dunque, alla valutazione conseguente è stata brillante.
Nel suo genere, infatti pochissime sono le iniziative in tutta Europa: fare un festival del cinema ‘di e per’ bambini è stata una scommessa vincente.
Lo è, a maggior ragione, vista la location del paese dei Picentini, dove si può gustare un’ottima gastronomia ed, in particolare, si possono visitare siti monumentali ed archeologici - come il Convento di San Francesco, il borgo di Terravecchia o il complesso dell’Antica Ramiera - che costituiscono un’occasione ulteriore per il turista adulto che accompagna il bambino per le attività di giuria ed ha tempo per visitare le bellezze locali.
È, questa, la Campania che ci piace, il Sud che è in grado di vincere, nonostante le difficoltà che, ormai, ha tutto il Paese e non solo il Mezzogiorno.
Seguendo un simile percorso, non si può non crescere e portare una parte bellissima della nostra penisola ad essere rinomata, finanche, oltre i confini nazionali, visto che il Festival è, ormai, un evento almeno di livello continentale.
E non si può non auspicare che i risultati positivi, che si inducono per l’economia del turismo, possano espandersi anche alle altre realtà dei Picentini, che non sono meno ricche di storia di Giffoni.
D’altronde, quello dei Picentini è un territorio di cerniera fra due province della Campania, Salerno ed Avellino, e le relative aree metropolitane, molto importante sin dai tempi dei Romani, quando in quelle zone venivano esiliate le popolazioni che l’Impero nascente, progressivamente, sconfiggeva.
Non possiamo, pertanto, che auspicare che Giffoni possa divenire la Venezia o la Cannes dell’Italia meridionale, anche per premiare lo sforzo infrastrutturale ed economico, che è stato realizzato nel corso dell’ultimo ventennio: solo così il Sud potrà tornare ad essere ciò che è stato fino alla tarda età moderna.
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