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Rosario Pesce
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Sempre da più parti, si mette in discussione il valore della democrazia parlamentare, che è stata molto importante per il nostro Paese, quando siamo usciti dal terrore della dittatura fascista.
Si dice che essa non favorisca la decisione, per cui, complice anche il sentimento di avversione al ceto politico, qualcuno forse ipotizza di poter liquidare il Parlamento, surrogandolo con altri media, in primis internet, che sarebbero il mezzo di un’autentica democrazia diretta.
È ovvio che siamo di fronte ad un’ipotesi azzardata e molto pericolosa, visto che il Parlamento è un baluardo di democrazia e di libertà contro chi pensa di poter imprimere una svolta autoritaria alle nostre istituzioni.
Internet, i nuovi media, le televisioni, il potere della comunicazione facile ed immediata, non possono certo prendere il posto, in future Costituzioni, di ciò che è il potere legislativo, pur con i suoi limiti odierni.
In primis, è evidente che, per tutelare un’istituzione che è stata conquistata con il sangue delle lotte partigiane contro il Nazifascismo, è necessario innalzare il livello di competenze di coloro che vanno a sedersi sugli scranni della Camera e del Senato.
Non è sufficiente, solo, un ringiovanimento del ceto dirigente ovvero la sottolineatura continua della sua onestà per poter avere una democrazia funzionante.
Poi, è altrettanto necessario che la politica – quella nazionale, ma anche quella europea – ammetta il suo disagio rispetto allo strapotere della finanza globalizzata, per cui basterebbe una simile presa di coscienza per comprendere che le aule del potere rappresentativo vanno potenziate e non chiuse, a meno che non si voglia immaginare un sistema economico-istituzionale mondiale nel quale non esistono contro-poteri rispetto a quello, pervasivo ed incontrollabile, dell’alta finanza e del capitalismo bancario.
E dovrebbero essere proprio le forze sovraniste, quelle che oggi hanno il consenso della maggioranza degli Europei, a fare una simile battaglia in difesa di un potere, come quello legislativo, che è - per davvero - l’unico argine democratico contro i poteri che democratici non sono.
Ma, la politica odierna ha la forza e l’autorevolezza necessaria per fare una simile battaglia di civiltà?
O, forse, per evidenti limiti culturali e di qualità dei singoli, preferisce cavalcare l’onda dell’antipolitica, di fatto condannandosi ad un ruolo sempre più residuale, che sarà annichilito del tutto se non si dovesse stoppare una simile iniqua tendenza?
Certo è che, nell’età moderna, bisognava difendere il Parlamento dall’invadenza del sovrano; oggi, bisogna difenderlo dalle convinzioni degli stessi che, invece, dovrebbero difenderlo.
Anche, questo è un segno del cambiamento infausto dei tempi!
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