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Rosario Pesce
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Il periodo estivo è, per sua definizione, quello dedito al calciomercato, per cui ogni tifoso può sognare che la propria squadra del cuore sia in grado di acquistare il campione, che le manca, per renderlo felice e per essere nelle condizioni di vincere qualcosa di importante nella stagione agonistica che seguirà.
È evidente che, quest’anno, per il calcio italiano, come per quello europeo, il calciomercato vero e proprio inizierà con qualche settimana di ritardo, visto che, nelle estati nelle quali si svolgono gli Europei o i Mondiali, i colpi vengono messi a segno alla fine di una simile vetrina.
Il calciomercato di quest’anno, come quello degli ultimi anni, non segnerà probabilmente momenti molto importanti, visto che i calciatori più raffinati costano tantissimo e le squadre italiane non sono nelle condizioni di poterli acquisire.
È inimmaginabile un trasferimento, in Italia, di Messi o di Ronaldo o Neymar e ciò evidenzia una seria difficoltà economica del nostro calcio rispetto a quello spagnolo o inglese o francese che, invece, possono permettersi siffatti campioni.
Pertanto, il flusso di compravendite non potrà non tenere conto dei paletti finanziari imposti dall’UEFA e, quindi, molti club sono vincolati alla disciplina del bilancio, per cui potranno acquistare nuovi campioni, soltanto se saranno in grado di vendere i propri, entro una logica tesa al pareggio di costi ed introiti.
È ovvio che, muovendosi in una simile prospettiva, i nostri club non potranno mai sfidare quelli più blasonati, per cui non potranno mai comprare quei calciatori che sono già accasati in Spagna o in Inghilterra o in Germania o che si stanno mettendo in evidenza nella competizione iridata in corso in Russia.
Ancora una volta, le nostre squadre dovranno accontentarsi o comprando campioni sulla via del tramonto o acquistando calciatori che sono di ottima fattura, ma non sono ancora ascesi al rango di veri e propri campioni, perché, quando poi lo diventeranno, essi saranno subito preda delle faraoniche campagne di rafforzamento dei club più potenti in Europa.
Quello italiano, perciò, è divenuto un campionato di calcio di seconda fascia: un tempo, i nostri campi erano calpestati da Maradona, Platini e Zico, mentre oggi ci dobbiamo accontentare di proiezioni possibili di futuri campioni, che al momento sono solo eccellenti calciatori in vista di un percorso di crescita che non vede, per loro, l’Italia come tappa finale.
È ovvio che ciò non può rendere felice il tifoso medio, che spera sempre che la propria squadra sia nelle condizioni di comprare i migliori talenti sparsi nei vari campionati, ma si sa che le ragioni della finanza imperano e che lo sport ne è solo immagine riflessa.
Forse, riavremo i campioni di un tempo, perché, anziché acquistarli all’estero, li sapremo far crescere nei nostri vivai?
O, forse, ci accontenteremo di vedere le prestazioni dei campioni delle altre nazioni, sperando che, almeno, da avversari essi possano venire a giocare nei nostri stadi?
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