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Rosario Pesce
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È ben noto che il calcio veicola diversi messaggi, non solo valori di stretta natura tecnica.
Orbene, la compresenza di due sfidanti, Napoli e Juve, entrambe desiderose di vincere lo scudetto per l’anno in corso, non può che arricchire lo spettacolo, visto che, nel recente passato, invece la vittoria da parte della squadra torinese è apparsa ineluttabile.
In tal caso, non solo si tratta di assegnare un primato calcistico, ma forse, in qualche modo, attraverso il calcio si fanno i conti con la storia.
Si sa bene che Napoli, prima dell’Unità, fosse la città più ricca ed avanzata del nostro Paese, per cui, per delle dinamiche che non approfondiamo in questa sede, il raggiungimento dell’Unità nazionale è stato il volano per l’economia sabauda e lombarda ed ha abbattuto, invece, quella del Mezzogiorno, per cui, a distanza di pochi anni dal 1861, è nata la questione meridionale.
I rapporti, poi, fra Meridionali e Settentrionali sono stati sovente pessimi: essi hanno iniziato a familiarizzare in occasione del primo conflitto mondiale, quando vennero a trovarsi in trincea nel medesimo campo di battaglia e furono indotti a socializzare, visto che dovevano difendersi comunemente dal fuoco del nemico austriaco.
Poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti meridionali emigrarono verso le città del Nord e, lì, non sempre vennero accolti in modo fraterno: gli episodi di intolleranza non sono mancati, ma anche quella pagina storica, in qualche modo, si è ormai chiusa.
È chiaro, dunque, che a maggior ragione il calcio è lo strumento che veicola messaggi non strettamente sportivi.
L’eventuale vittoria da parte della squadra partenopea non potrebbe che essere l’occasione di riscatto di un popolo intero che, sovente, ha avvertito la condizione di un disagio molto pesante, che talora è, finanche, sfociata nella non–accettazione reciproca fra Italiani nati al di qua ed al di là del Po’.
È ovvio che i sentimenti non vanno mai vissuti in modo esasperato, perché il parossismo non può che far male, tanto più ad una comunità nazionale, come la nostra, molto più giovane di quella di altri Stati europei.
Ma, anche alla luce delle cose dette, non si può non sperare in un successo che, questa volta, premi gli sforzi della squadra meridionale.
Forse, non solo sarebbe una vittoria sportiva meritata in modo ampio, ma si caricherebbe di un significato morale rilevante per noi Italiani, che dobbiamo sempre ricordarci di essere figli, comunque, di una comune terra, che ha subìto la presenza di dittature straniere per oltre mille anni, a prescindere se si abitasse al di qua o al di là della terra padana ovvero alle falde del Vesuvio in una regione che tuttora offre sole, cultura e tanta bellissima natura.
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