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Rosario Pesce
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E l’Epifania, per davvero, ogni festa porta via.
Quest’anno, le vacanze natalizie sono state un po’ piů lunghe del solito, visto che il giorno del 6 gennaio č coinciso con un sabato e, quindi, ne č derivato un ponte ulteriore.
L’immagine del Paese, che č uscita da queste lunghe vacanze, č quella di una realtŕ leggermente in ripresa, che perň deve ancora risolvere molte problematiche importanti.
I consumi, come dicono i dati statistici, sono in lieve aumento, ma la crescita riguarda, in particolare, quelli della fascia sociale alta, mentre quelli afferenti ai ceti meno abbienti sono, tuttora, frenati.
Č chiaro che nessun Paese puň uscire dalla crisi dell’ultimo decennio in modo repentino, ma č altrettanto evidente che l’Italia, come altre realtŕ d’Europa, vive oggi in particolare un’instabilitŕ politica, che non fa avvertire gli effetti positivi degli avanzamenti dell’ultimo quinquennio.
Tale condizione non č, appunto, esclusiva dell’Italia, ma riguarda molte altre nazioni del vecchio continente: il contrasto fra le forze europeiste e quelle sovraniste non puň che continuare nei prossimi mesi e le conseguenze, che possono derivarne, sono effettivamente ignote.
Č evidente che il sentimento antieuropeista diviene il collettore di un disagio, a volte, molte forte: č altrettanto ovvio che l’eventuale uscita dell’Italia dall’Europa non comporterebbe miglioramenti della condizione complessiva, ma accentuerebbe una crisi che, in modo piů o meno pervasivo, colpisce l’Occidente per effetto del trasferimento delle produzioni fuori dai luoghi, che le hanno ospitato per interi decenni.
Si sapeva bene che la globalizzazione avrebbe indotto un effetto simile, per cui l’Occidente č, oggi, la terra dei consumi per definizione, mentre molti dei beni realizzati provengono dalle aree in crescita del mondo, africane o asiatiche o dell’America latina.
Pertanto, la conclusione delle festivitŕ natalizie ci rimette di fronte alle problematiche consuete, con cui ci relazioniamo da tempo.
In tale ottica, č necessario che, nei prossimi mesi, uno scatto di orgoglio possa far sě che il Paese continui sulla strada percorsa nell’ultimo quinquennio, esaltando gli elementi di continuitŕ positiva ed inserendo elementi di discontinuitŕ, laddove necessari: il Paese puň e deve tornare ad essere quella locomotiva dell’Europa del Mediterraneo, come lo č stato nel corso degli anni Ottanta del Novecento.
E, uniti tutti insieme, gli Italiani potranno tornare ad essere i protagonisti, come lo siamo stati per moltissimo tempo: d’altronde, anche l’Europa, senza il protagonismo dell’Italia, sarebbe molto piů povera di prima.
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