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Il nostro augurio di buon Natale

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sabato, 23 dicembre 2017 20:53

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Botticelli (1445-1510): adorazione dei magi(c. 1475–76) – Firenze, Uffizi
Rosario Pesce
Augurare buon Natale, di questi tempi, non è cosa facile, visto che la crisi economica ha messo molte famiglie in una condizione reale di disagio molto forte, per cui esse avranno poco o nulla da festeggiare.
Peraltro, ad ogni Natale ci si augura che il successivo possa essere migliore, ma nel corso degli ultimi anni le condizioni sociali, per davvero, non sono migliorate affatto.
Non è un caso se, per effetto della crisi, non solo sono diminuiti i consumi dei ceti più deboli, ma si è creata una biforcazione molto netta fra chi accede ad altissimi livelli di consumismo e chi, invece, incontra difficoltà, finanche, nel servire a tavola i piatti della tradizione natalizia.
È evidente che una simile condizione deve subire un’inversione di tendenza; altrimenti, il livello di conflitto sociale rischia di aumentare e questo sarebbe un esito che nessuna persona ragionevole e sensata può augurare a sé ed ai propri figli.
È ovvio che la politica deve fornire le risposte che, finora, sono mancate, almeno nella misura in cui la classe dirigente è, ancora, in grado di dare riscontri al fabbisogno delle persone, che si incontrano per strada e che, sovente, hanno perso il posto di lavoro o, forse, non l’hanno mai avuto.
In particolare, forse bisognerebbe lavorare per migliorare la rete dei servizi sociali lato sensu, visto che, senza l’assistenza da parte dello Stato nei settori di sua competenza, dall’istruzione alla sanità, dalla previdenza ai trasporti, diviene difficile immaginare un consesso sociale che possa avere, ancora, una prospettiva di crescita ragionevole.
Lasciare indietro i poveri ed i deboli sarebbe una scelta scellerata, perché creerebbe le condizioni dell’iniquità e, sul terreno dell’ingiustizia, possono nascere e germogliare fenomeni molto tristi e pericolosi.
Ma, spesso la libera e volontaria iniziativa delle persone è in grado di fare ciò che lo Stato, di per sé, non è oggettivamente in grado di realizzare: anche per questo motivo, è ineluttabile che il mondo delle associazioni possa promuovere un’ansia di crescita e di sano protagonismo, che metta nelle condizioni chi ha di più di donare una parte delle proprie competenze in favore di chi ha molto di meno.
Il miracolo della nascita di Cristo, che si rinnova ogni anno per chi ha fede, non può che illuminare tutti noi, finanche coloro che sono laici o che, comunque, sono lontani dalla religione: un Bambino, povero e nato in condizioni tristi, ha dimostrato al mondo intero di poter promuovere una rivoluzione culturale e morale.
Quell’esempio costituisce la pietra miliare del nostro Occidente: non solo è opportuno, ma è necessario ripartire da quell’evento di duemila anni fa per compulsare la palingenesi del nostro odierno mondo, che altrimenti è condannato a ricadere su sé ed a morire, così come è già accaduto alle grandi civiltà del passato, da quella persiana a quella greca, da quella romana a quella moderna.
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