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Cento anni dopo…

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mercoledì, 08 novembre 2017 12:27

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Rosario Pesce
Cento anni fa si realizzava l’evento più importante della storia del primo Novecento: la rivoluzione bolscevica, che non solo modificò il corso degli eventi in Russia, ma ha influito in modo decisivo sull’intera Europa, visto il sogno ugualitario che, grazie alla rivoluzione stessa, si diffuse in tutto il mondo.
Il comunismo sovietico ha concluso, poi, la sua parabola in modo tragico, visto che le speranze e le illusioni, che esso ha creato, si sono infrante contro l’evidenza dei fatti, perché un sogno di libertà si è trasformato, nel corso del Novecento, in un incubo di tirannide e povertà.
Ma, non si può negare che quell’ideologia, nonostante gli orrori che ha determinato, non abbia influito anche sulla storia dei Paesi, come il nostro, che per fortuna non hanno mai conosciuto il regime leninista e stalinista.
Il comunismo sovietico, infatti, punto di riferimento per molti partiti di Sinistra dell’Europa occidentale, è stato - comunque - una costante del Novecento, visto che, grazie alla sua forza militare, fu sconfitto il Nazismo.
Dopo il Secondo Conflitto Mondiale, è stata ineluttabile la competizione fra i regimi comunisti ed i Governi liberali e democratici dell’Europa Occidentale.
Questi ultimi invero hanno dimostrato, ben presto, che erano l’unica forma statuale in grado di contemperare la libertà con l’aspirazione all’uguaglianza, visto che il Comunismo negava la prima in via pregiudiziale e non era in grado di assicurare la seconda, nonostante le migliori intenzioni di partenza.
Ma, finito il Comunismo sovietico e quello dei Paesi satelliti dell’Urss, la storia certo non è terminata, visto che quella nobile aspirazione ugualitaria si protrae negli anni e nei secoli, perché - per sua intima vocazione - è connaturata all’Uomo ed alle generazioni che, nell’arco dei secoli, si succederanno da qui fino alla fine dei tempi.
In verità, la religione è stata il più forte avversario del Comunismo, dal momento che, per via diversa, essa fa un’analoga promessa di uguaglianza agli uomini, ma è ovvio che ogni sogno ugualitario non può non essere radicato nell’immanenza e non solo rassegnato alla trascendenza di un pur nobilissimo sentimento religioso.
D’altronde, per chi ci ha creduto, il Comunismo è stato, a modo suo, una religione non meno pervicace di quelle teistiche, a dimostrazione che le ideologie assumono, a volte, toni e connotazioni che le fanno somigliare a delle teologie più o meno celate.
Ce la farà, allora, l’Uomo a coronare la sua legittima aspirazione all’uguaglianza o l’insuccesso del Comunismo segnerà quello di molte altre forme di Stato e di società, finanche, successive alla caduta dei regimi orientali?
Certo è che i sogni non si possono spegnere molto facilmente, anche a fronte di fallimenti storici tanto evidenti, quanto tragici.
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