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L’apertura di MDP

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domenica, 22 ottobre 2017 10:43

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Rosario Pesce
Con l’intervista odierna a La Repubblica, Roberto Speranza apre (o cerca di aprire) una nuova stagione nei rapporti fra il PD e il MDP di D’Alema e Bersani.
Infatti, il leader lucano offre a Renzi la disponibilità per la composizione di un’alleanza in cambio della modifica della legge elettorale varata dalla Camera e di un’inversione delle politiche in materia di Scuola e lavoro.
È ovvio che il gesto odierno nasce da due considerazioni importanti.
In primis, il Movimento di D’Alema, nel corso di questi mesi, ha tentato di ricercare una leadership alternativa a quella di Renzi, ma il tempo perso per convincere Pisapia ha, ineluttabilmente, indotto gli uomini di vertice del Movimento a perseguire la via del dialogo con chi, per alcuni anni, hanno avversato in modo aspro.
Inoltre, un dato è evidente: la Destra è fortissima e il M5S, forse, non lo è quanto cinque anni fa, ma certamente è radicato nella società attuale, per cui un Centro-Sinistra, che dovesse correre spaccato alle prossime elezioni, andrebbe incontro a difficoltà importanti da un punto di vista elettorale e sarebbe condannato ad essere minoranza, in Parlamento, nel corso della prossima legislatura.
In materia, in particolare, di dispositivi di voto, la richiesta di Speranza è chiara e legittima: mettere da parte il Rosatellum per tornare, di fatto, al Mattarellum con un numero maggiore di collegi uninominali e, soprattutto, separare il voto per il listino proporzionale da quello per il maggioritario, come era appunto previsto nel dispositivo che, all’epoca, prese nome dall’odierno Presidente della Repubblica.
Le richieste non sono peregrine ed, in particolare, l’incremento di collegi maggioritari non può che essere un utile aiuto per una coalizione di Centro-Sinistra che, sui territori, è molto più radicata del Movimento Cinque Stelle e dello stesso Centro-Destra.
Il quesito, allora, diviene di competenza di Renzi e dello staff suo: a Largo Nazareno sapranno apprezzare la proposta di Speranza e si adopereranno per mettere insieme una coalizione molto più ampia, politicamente, di quella ristretta solo al PD e ad Alfano?
È ovvio che questa è l’ultima chance per tentare di rimettere insieme i cocci di un vaso rotto.
O esisterà, a tal riguardo, un sentimento di umiltà non irrilevante per tornare tutti insieme e tentare, così, di sconfiggere il redivivo Berlusconi e Grillo o si andrà incontro, in modo cosciente, ad una sconfitta, che terrà fuori il Centro-Sinistra dalle istituzioni governative per il prossimo ventennio, perché è chiaro che un eventuale successo delle forze populiste non potrà che determinare effetti paragonabili a quelli che indusse la vittoria di Berlusconi nel 1994.
Certo è che ad una proposta simile non si può dire di NO, almeno, in modo pregiudiziale, ma Renzi ed i suoi saranno saggi o andranno avanti, senza fermarsi a riflettere?
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