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Rosario Pesce
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È evidente che Salvini e la Lega costituiscono un pericolo serio per la tenuta democratica delle nostre istituzioni.
Il messaggio della sua Lega è ben diverso da quello della Lega, un tempo, di Bossi.
Il fatto che egli continui a predicare l’odio contro gli immigrati non solo lo mette fuori da ogni possibile contesto politico nazionale di tipo moderato, ma di fatto creerebbe molti problemi con l’Europa, qualora la sua formazione giungesse al Governo in una posizione di forza rispetto agli alleati, tanto da dettare la linea su temi così delicati.
Quando il Centrodestra governava il Paese, la Lega, pur stando nell’Esecutivo, era molto frenata dal fatto che il timone della coalizione fosse saldamente nelle mani di Berlusconi, che era - pur sempre - espressione di una matrice neo-centrista.
Qualora, invece, nel 2018 le elezioni fossero vinte dal tandem Lega-Forza Italia, molto probabilmente verremmo a trovarci in una condizione ben diversa, visto che il peso elettorale e mediatico di Salvini è maggiore di quello di Bossi e, soprattutto, perché Berlusconi, pur guidando ancora l’alleanza, non avrebbe certo più il peso sufficiente per contrastare il suo principale alleato.
Questo dato costituisce, quindi, un elemento di inquietudine di non secondaria importanza: l’odio contro i Meridionali si è trasferito contro gli immigrati e ciò rappresenterebbe, per il Paese intero, una minaccia molto seria.
Infatti, è lecito ipotizzare che l’Italia sia stata risparmiata dagli attentati terroristici in virtù del suo tradizionale atteggiamento di accoglienza verso coloro che provengono dal Sud del mondo.
Se questo modo di essere cambiasse in modo repentino, è chiaro che il nostro Paese potrebbe divenire obiettivo del terrorismo islamista, per cui le nostre strade e le piazze delle grandi città somiglierebbero, tragicamente, a quelle di Parigi o Londra o New York.
È, quindi, in gioco il futuro delle nostre città, che potrebbero trasformarsi, per effetto della propaganda leghista all’insegna dell’odio, in un vero e proprio ring, dove i nostri poveri e quelli provenienti dall’Africa si sfiderebbero per la conquista di un angolo di marciapiede o per il controllo di un quartiere intero.
Salvini, cedendo alla demagogia, è sicuro di mietere facile consenso fra coloro che vivono una condizione di disagio, che riversano in un atteggiamento di intolleranza verso il diverso, ma è chiaro che il suo messaggio non si dimostra per nulla responsabile, visto che soffiare sul fuoco è un atto pericolosissimo, sia nel presente che, in prospettiva, nel prossimo futuro.
È giusto, quindi, isolare Salvini ed auspicare che, nel Centrodestra, le posizioni moderate e filo-europeiste possano prevalere sugli estremismi e sulle facili concessioni alla demagogia ed al populismo.
Ma, siamo certi che Salvini abbia già vinto la sua personale battaglia politica, inducendo - almeno - gli altri a discutere ed a misurarsi con le sue posizioni, che sono espressione di un’irrazionale violenza verbale e concettuale.
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