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La responsabilità e la politica

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domenica, 02 luglio 2017 10:29

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Rosario Pesce
In politica, la responsabilità è virtù fondamentale, ma è ovvio che essa deve essere reciproca in un rapporto fra due o più parti.
La condizione odierna di Mercato San Severino è paradossale: da una parte, un Sindaco eletto a furore di popolo in sede di ballottaggio, che invoca il senso di responsabilità dei consiglieri della controparte, che dovrebbero consentirgli di andare avanti in assenza di concessioni qualificanti da parte dello stesso Primo Cittadino.
È ovvio che, per tal via, non si conseguirà mai alcun obiettivo importante.
Il senso di responsabilità – quello autentico – dovrebbe, invece, portare tutti a fare una riflessione, allo scopo di evitare un secondo commissariamento consecutivo del principale Ente Locale della Valle dell’Irno.
In tal senso, il Sindaco neo-eletto dovrebbe comprendere bene che, in politica, i cambiamenti di rotta vanno negoziati e devono essere il frutto di compromessi trasparenti ed acquisiti alla luce del sole.
Per altro verso, i consiglieri - quelli dell’opposizione maggioritaria - dovrebbero fare uno sforzo per chiarire meglio la loro posizione.
O il Consiglio Comunale si scioglie immediatamente (ipotesi tecnicamente legittima sul piano formale, ma infelice su quello politico), per un atto di sfiducia verso il Primo Cittadino, o la consiliatura deve andare avanti, dopo aver appunto negoziato su alcuni, qualificanti punti programmatici, che devono divenire materia comune sia dell’area attuale di governo locale, che di quella dell’opposizione.
In tal modo, nascerà - di fatto - una nuova maggioranza, diversa da quella uscita dalle urne, ma è evidente che, in una condizione attuale, il ruolo dei Consiglieri Comunali diventa preminente, visto che, dal loro voto, dipende la vita stessa della consiliatura.
In verità, è anomalo che, in una congiuntura nella quale, dopo venti anni, il Consiglio può, per davvero, orientare e condizionare in modo decisivo il lavoro del Sindaco in minoranza, qualcuno intende improvvidamente lasciare quello scranno, per rischiare, poi, di non farvi ritorno.
Di fatto, si tornerebbe ai tempi della Prima Repubblica, quando il Primo Cittadino doveva, di volta in volta, negoziare con la sua maggioranza consiliare: gli scherzi del destino hanno fatto in modo tale che, al netto dell’elezione popolare del Sindaco, il Consiglio riprende la sua centralità e, pertanto, è questa un’occasione preziosa per chi, invece, per venti anni ha lamentato l’inutilità di un’Assemblea fatta di componenti destinati solo ad alzare la mano a comando.
Peraltro, perché non cogliere l’occasione, per affermare i propri punti programmatici, esposti in campagna elettorale?
Forse, si realizzeranno la piattaforma logistica e l’impianto di compost proprio con la Sindacatura di chi, maggiormente, vi si è opposto in campagna elettorale?
Questa, se accadesse, sarebbe invero la vittoria dei Consiglieri e della politica e non certo la loro umiliazione o mortificazione.
Perché, allora, non cogliere l’occasione di una vittoria altrui monca, per trasformare una bruciante sconfitta in un successo insperato sul piano politico?
Certo, in tal caso, tornerebbe il primato, appunto, della politica: perché però ci sia questa, sono necessari i partiti, quelli veri e non le organizzazioni odierne di ultrà, ma questa è già un’altra storia.
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