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Rosario Pesce
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Da un po’ di tempo, la politica italiana ha fatto registrare il ritorno alla piena attività di Romano Prodi, che – fra un libro ed un altro – è tornato a recitare il ruolo del regista fuori scena.
In particolare, all’indomani del referendum del 4 dicembre scorso, l’ex-Presidente del Consiglio ha ripreso i contatti ed i rapporti, invero sempre intrattenuti, allo scopo di dare una mano al PD, che in quel momento era in crisi per la pesante sconfitta renziana.
Oggi, nonostante Renzi sia tornato in auge con la riconferma alla Segreteria, la presenza di Prodi si fa avvertire in modo significativo, a dimostrazione del fatto che il leader toscano del PD, comunque, non vive una stagione facile della sua carriera.
Infatti, è sempre più evidente che è in atto un’operazione politica, tesa a cambiare il candidato del PD alla Presidenza del Consiglio, in occasione del voto del 2018, benché l’attuale Statuto del partito reciti che le due figure, di leader e di Premier, debbano coincidere.
In tal senso, Prodi è il regista di un’intensa attività diplomatica, tesa ad indebolire Renzi, per arrivare così all’inverno del 2018 con un differente Premier.
Chi potrà giovarsene?
Forse, Pisapia, che di fatto è l’anti-Renzi?
O, forse, lo stesso Prodi intende tornare all’impegno in prima persona, ricandidandosi per Palazzo Chigi?
Certo è che, nonostante i trionfalismi renziani post-Congresso, sembra proprio che la notte dei lunghi coltelli, all’interno del PD, non sia finita e che ad animarla sia la personalità che, nel recente passato, più di altre ha subito i coltelli altrui.
In tal senso, anche l’antica contrapposizione fra Prodi e D’Alema può apparire desueta e non più attuale ed i due leaders dell’Ulivo potrebbero, nonostante il passato burrascoso, essere alleati in chiave anti-renziana.
Peraltro, non può sfuggire il fatto che le elezioni previste per il 2018 avrebbero potuto essere anticipate all’autunno del 2017, così come voleva Renzi, favorendo così il Segretario Nazionale, che si sarebbe trovato nelle condizioni di essere l’unico candidato possibile per Palazzo Chigi.
Invece, la scelta di portare la legislatura alla sua scadenza naturale, fortemente voluta dal Capo dello Stato, ineluttabilmente agevola chi cerca tempo per eliminare dal gioco lo stesso Renzi, costruendo una candidatura alternativa, altrettanto credibile ed autorevole quanto quella del Segretario Nazionale.
Chi, allora, sarà la creatura messa in piedi dall’intensa attività diplomatica costruita da Prodi e dal suo fido Parisi?
Forse, dovremo aspettare qualche mese, ma invero - a settembre - capiremo chi sarà l’anti-Renzi e quanto, in tale scelta, avrà pesato il potere di condizionamento di chi, per venti anni, è stato visto come il padre della patria da parte di tutte le forze del Centro-Sinistra.
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