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La lezione francese

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sabato, 13 maggio 2017 21:27

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Sandro Botticelli: Punizione dei ribelli (1480-1482 ) nella Cappella Sistina, Città del Vaticano
Rosario Pesce
È evidente che il dato delle elezioni francesi sia di monito per l’intera Europa e non solo per il Paese transalpino.
Entriamo nel merito dell’analisi.
I partiti storici, in quel caso i Gollisti ed i Socialisti, sono stati spazzati via al primo turno, per cui - al ballottaggio - si sono presentati due candidati alternativi, dei quali uno “civico” e l’altra di estrazione di estrema Destra.
In Italia, ed in molte altre realtà europee, potremmo trovarci - a breve - in una condizione analoga.
Infatti, i partiti tradizionali, sia di Sinistra che di Destra, sono in difficoltà ovunque, per cui il rischio di una vittoria di un candidato, non appartenente alle famiglie storiche del pensiero politico continentale, è altissimo.
Nel nostro Paese, ovviamente, il riferimento non può non essere quello del M5S, che è ormai un dato affermato, almeno, da quattro anni.
In particolare, bisogna evidenziare come la crisi investa i partiti di Sinistra molto di più che quelli di Destra.
Non è un caso, se la socialdemocrazia, come modello partitico ed istituzionale, sia andata in crisi in tutti gli Stati più importanti d’Europa, visti i risultati francesi che amplificano, viepiù, lo stato di disagio di un’area che è lontana dal potere da un decennio in Germania e che, in Italia, ha sentito il bisogno di convertirsi in un’esperienza organizzativa, come quella del PD, che è manifestamente di ispirazione centrista e neo-liberale nell’attuale versione renziana.
Pertanto, bisognerebbe individuare i motivi di un simile fallimento, che determina la tracimazione di moltissimo consenso verso le forze populiste e sovraniste, che ormai imperversano ovunque.
I costi politici della globalizzazione, quindi, sono stati scaricati - per intero o quasi - sui partiti riformatori, che appaiono sempre più come il loro contrario, al pari di forze conservatrici, per nulla in grado di rispondere ai bisogni di integrazione dei ceti sociali, che sono esclusi dal processo di produzione, a seguito del trasferimento di numerose realtà industriali fuori dal vecchio continente.
Sandro Botticelli: Punizione dei ribelli - Particolare - (1480-1482 ) nella Cappella Sistina, Città del Vaticano
Le forze moderate tradizionali, a loro volta, non sono in grado di connettersi con le esigenze popolari, dal momento che la fuoriuscita “reazionaria” sembra essere l’unico strumento di sopravvivenza per moltissima parte del ceto conservatore, che così, cavalcando i tempi e le tendenze, riesce a rimanere a galla.
Alla conclusione di un simile processo, cosa ci sarà?
L’implosione del modello moderno di democrazia, così come lo abbiamo conosciuto dai tempi della Rivoluzione Francese in poi?
Una democrazia parlamentare, priva della Sinistra e della Destra ovvero della dialettica fra simili forze, è un ossimoro, non può esistere ed, in breve tempo, sarebbe destinata a tramutarsi in un impianto oligarchico ed autocratico, ben lontano - dunque - dai sogni democratici di quanti, negli anni Quaranta del secolo scorso, hanno combattuto con successo contro il Nazismo ed il Fascismo.
Bisogna, allora, tornare a parlare con le genti; riascoltare le loro richieste; interpretarne i fabbisogni, sapendo bene che le risorse finanziarie a disposizione non sono, purtroppo, quelle di un tempo, quando il mondo produttivo terminava fra Scilla e Cariddi, cioè fra la sponda europea e quella americana dell’Atlantico.
Saranno in grado i nostri politici di ipotizzare un nuovo modello sociale, che, salvaguardando le conquiste in termini di libertà economiche del capitalismo moderno, per altro verso sia in grado di ridistribuire le risorse nel modo più equo possibile?
O l’implosione del modello sociale determinerà un’involuzione, da cui tutti noi saremmo, inequivocabilmente, lesi?
Tali quesiti meritano un approfondimento molto attento, visto che in gioco non è solo la libertà, ma soprattutto la possibilità stessa che la dignità umana non possa subire mortificazioni ulteriori ad opera di chi specula, malvagiamente, sui bisogni primari di chi è fuori - del tutto o quasi - dalla società dei consumi.
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