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Rosario Pesce
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Ho sognato che il nostro Paese era divenuto il più avanzato al mondo, la nostra Sanità la più efficiente in Europa, l’istruzione finalmente aperta ed inclusiva delle istanze di tutti i bisognosi.
Ma, è solo uno splendido Pesce d’Aprile, visto che l’Italia non ha scalato posizioni nella graduatoria delle nazioni più industrializzate; nei nostri ospedali, purtroppo, ancora lunghissima è la lista di attesa per i pazienti, mentre il sistema di istruzione è lontano dal produrre i risultati, che vengono dati da quello finlandese o da quello anglosassone.
Anzi, i segni del peggioramento sono più che evidenti.
In particolare, sta venendo meno, in modo molto marcato, il sentimento della coesione sociale, per cui, se prima ci si riconosceva in una comune bandiera o sotto vessilli che unificavano tendenzialmente la pubblica opinione, oggi prevale - invece - il sentimento opposto, per cui le forze centrifughe prendono il sopravvento su quelle che dovrebbero garantire l’esistenza di un sistema molto complesso e virtuoso.
La politica non unifica, così come sono assenti valori di riferimento, che possano far sentire gli Italiani un unico grande popolo, come pure è successo in alcuni momenti della recente storia nazionale.
Non vuole, certo, essere un inno al nazionalismo, ma una nazione, che ha dato i natali a Dante ed a Eduardo, a Leonardo ed a Michelangelo, non può essere ridotta alla condizione odierna di vagone di retrovia di una locomotiva, come quella europea, che incontra molte difficoltà nel soddisfare i bisogni di fette crescenti di popolazione.
Non si può, invero, dimenticare che, con il passaggio al nuovo secolo ed al nuovo millennio, si è prodotto uno slancio in avanti notevole, perché sono venute meno alcune “gabbie d’acciaio” dell’epoca precedente.
La globalizzazione è il fatto per definizione dell’ultimo ventennio, ma purtroppo, al momento, le conseguenze negative della stessa prevalgono su quelle virtuose, che si sperava di conseguire.
I conflitti sono aumentati, per cui la creazione di una compiuta società multietnica è divenuto compito non facile, visto che vanno superate difficoltà oggettive, a cui si aggiungono, poi, quelle ineluttabili, derivanti da comportamenti sbagliati di singoli o di masse intere.
Creare le premesse per un mondo diverso da quello attuale non è, affatto, opera facile.
In ogni contesto, prevale il contenzioso, per cui coloro che sono animati da un sano desiderio di costruire un nuovo, possibile futuro, vengono sistematicamente boicottati, visto che la demolizione dell’opera altrui è molto più facile rispetto alla collaborazione virtuosa per la costruzione di rinnovati orizzonti di senso.
È un mondo, quindi, che mentre percorre un passo in avanti, ne fa purtroppo diversi nel senso opposto, per cui le contraddizioni prevalgono sugli elementi positivi, che tutti noi dovremmo collaborare a costruire.
Cosa fare?
Forse, rassegnarsi al peggio?
Forse, adoperarsi perché prevalga il meglio?
Certo è che il contesto sociale odierno ha bisogno del sostegno di tutti e non si può fingere di non vedere, soprattutto laddove le criticità sono stridenti e, drammaticamente, vive.
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