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Rosario Pesce
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Quello delle primarie del PD è un esito imprevedibile.
Stando ad oggi, è evidente che il protagonista sia ancora a Renzi, cui vanno i favori del pronostico, ma nell’arco di un mese e mezzo tutto può cambiare.
In primis, la qualità dei suoi sfidanti costituisce un elemento importante nella contesa di fine aprile.
Orlando ed Emiliano rappresentano due opzioni in grado di pescare molto consenso nella società italiana, oltreché nello stesso partito.
Infatti, Orlando rappresenta la cultura di Sinistra, opportunamente rinnovata, che nel triennio renziano ha incontrato non poche difficoltà nell’affermarsi nel principale partito italiano.
Emiliano, invece, è il corifeo delle istituzioni locali, visto che il suo antico ruolo di Sindaco di Bari ed, oggi, di Presidente della Regione Puglia lo fa divenire, per sua natura, l’uomo del “fare” e dell’attuazione concreta di idee e progetti.
Il fatto importante, però, è un altro: le primarie non devono ridursi ad una mera conta di consensi fra personalità, che hanno alle spalle storie molto diverse fra loro.
Devono diventare, piuttosto, il momento di svolta di un partito che ha perso la sua antica identità e che ne ricerca una nettamente diversa, che sia coerente con le tradizioni e con il glorioso passato della Sinistra italiana.
Se le primarie dovessero ridursi meramente alla conta, di cui dicevamo prima, il fallimento sarebbe ineluttabile, a prescindere finanche dal nome dell’eventuale vincitore.
Per questo motivo, la fase congressuale ante-primarie avrebbe dovuto essere molto più lunga, perché avrebbe dovuto consentire un dibattito molto più approfondito fra uomini e correnti, che non sanno come orientarsi in un momento particolare, come quello in cui vive l’Italia.
Le elezioni, comunque vadano le primarie, sono molto vicine, perché, al massimo nella prossima primavera, gli Italiani dovranno rinnovare Camera e Senato, per cui, se il PD non giunge preparato a quell’appuntamento, corre il serio rischio di perdere un voto, il cui esito diventerebbe, poi, epocale.
Ad oggi, l’Italia è il Paese più debole fra quelli che hanno fondato l’Unione Europea, visto che è quello più fragile da un punto di vista economico e finanziario, per cui un eventuale tracollo del PD, alle prossime elezioni, potrebbe essere più che prevedibile.
Rispetto a quest’eventualità, è chiaro che i “soldati” ed i “generali” di quel partito devono armarsi per ricostruire le condizioni di una convivenza, anche, con chi ne è appena uscito, perché in manifesta contraddizione con Renzi ed i suoi uomini.
In tal senso, i prossimi due mesi saranno fondamentali, perché, dal dibattito in corso, discende la possibilità stessa che esista, ancora, nel Paese un partito di Centro-Sinistra coeso e credibile in termini elettorali.
Ci riusciranno Orlando o Emiliano a dare una prospettiva diversa dal renzismo rampante degli ultimi tre anni?
O, forse, Renzi ritornerà in sella, per tentare di consumare una rivincita, che avrebbe il sapore, però, dell’anteprima di un nuovo, fragoroso fallimento?
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